Stamattina sveglia alle 5, la tappa prevede 23km e a Cádavo esiste un unico hospital municipal non eccessivamente grande. Arrivare tardi significa non trovare posto a dormire.
Usciamo che ancora tutti dormono, fuori è buio ma le nostre torce illuminano le sparute frecce.
In giro neanche un'anima. Solo noi!
Il bosco stamattina appare tetro e tutto tace, anche gli uccellini dormono.
Goccioline di rugiada mi bagnano il viso e come sempre al mattino le mie gambe vanno veloci.
Salendo, perché qui si sale sempre, incontro un somarello timido, mi avvicino, ma si ritrae e mi guarda con un'aria spaventata.
Spesso troppo tutto è scontato, anche gli affetti. Viviamo come se non dovessimo mai staccarcene. Invece è bene allontanarsi, in alcuni casi, prendere le distanze per poi dargli il vero valore, amplificarlo, confermarlo o allontanarlo. Non è così facile, ma da qui, tutto assume una prospettiva diversa, sicuramente più vera.
Nell'abitudinarietà domestica è più difficile distinguere.
Dopo essere tornata da Santiago due anni fa ricordo di aver fatto "piazza pulita" di alcuni personaggi.
Meglio sola.
Riprendo lo zaino e faccio la prima discesa, dopo circa un chilometro e mezzo, metto la mano sul fianco, abbasso lo sguardo e...mi accorgo di non avere più il marsupio (che già è un elemento che detesto nella vita normale), all'interno ho soldi, carta d'identità, tessera sanitaria, carta di credito, credenziale.
Praticamente tutto per andare avanti.
Avrei preferito perdere tutto lo zaino. Mi sento persa. D'istinto torno indietro veloce, ho tutta una salita da rifare.
Il pellegrino è programmato per andare avanti, mai indietro, ogni metro indietro è un supplizio.
Mi consigliano di lasciare lo zaino. Scatto di corsa in salita, corro come una pazza, poi sono costretta a rallentare, la strada è troppa. Mentre salgo spero che nessuno sia passato e lo abbia preso.
Incontro due signori anziani di Nizza e gli chiedo se lo hanno trovato. Nulla.
Il cuore mi sale in gola, già penso di dovermi far spedire il passaporto in qualche fermo posta.
Torno sul luogo delle foto scattate e...lo trovo sopra il muretto, grigio, dello stesso colore, si mimetizzava.
Ringrazio il Signore, me lo attacco alla vita e riscendo di corsa, felice come una bambina. Gioia infinita. Mano a mano che scendo tutti mi chiedono e mi vedono felice.
Che bella la vita così, dove nessuno è cattivo e malintenzionato. Qui gli sconosciuti sono felici del tuo sorriso.
La seconda colazione è d'obbligo e si festeggia. "La viandante sul mare di nebbia"
Roby e Cristiana allungano il passo, ma altre salite ci aspettano e...non lo abbiamo previsto. Queste spezzano davvero le gambe e alle 12 è qualcosa di atroce.
Ci sono tratti che sembra di stare in mezzo alla savana. Felci dappertutto.
Sono tra i primi ad arrivare, tanta paura per nulla, ma finalmente adesso mi posso rilassare.
Stanotte si dorme qui, ostello sfornito di tutto, essenziale, ma pieno di amici!
A pranzo sono talmente stanca che non connetto e dico cose fuori controllo...ma che ridere!
Ennesima grande difficoltà superata. Il fato ti ha messo alla prova più del cammino. Licia 1 fato 0. Brava e come sempre forza Licia!
RispondiEliminaEnnesima grande difficoltà superata. Il fato ti ha messo alla prova più del cammino. Licia 1 fato 0. Brava e come sempre forza Licia!
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