Tappa pesantina, non "medium" come l'ha definita la guida.
Per fortuna che mi sono portata il sacco a pelo, dormire in un monastero cluniacense del 1026, farà pure la differenza, ma dentro è davvero freddo! Si parte alle 8, è tardi, ma in questo percorso non ha senso partire presto.
Nel francese ricordo che mettevo la sveglia alle 5 per partire alle 5:15 col buio per affrontare le mesetas col fresco, qui me la posso prendere comoda. Ieri sera abbiamo studiato il percorso e le altimetrie ci suggeriscono di non strafare.
Parto con la notizia della morte del papà di un mio carissimo amico, sono triste, ma convinta che ora starà meglio, purtroppo una malattia lo faceva soffrire tantissimo.
Le ragazze hanno una bella energia e mi lascio coinvolgere.
Nel bar del paese, il TG manda in onda le immagini di San Firmino e mi chiedo come si possano intervistare come degli eroi quei tipi che corrono rischiando di essere incornati dai tori. Le immagini sono eloquenti.
Qui le capre diventano delle star e si lasciano fotografare.
Oggi tutta e solo salita, con questa tappa si entra nelle Asturie occidentali, la zona più selvaggia del Principato e la più spopolata.
Mi inoltro nella stretta valle del río Nonaya: un susseguirsi di campi, hórreo, cascine solitarie e minuscole frazioni, boschetti e ruscelli. Lontano i giganteschi viadotto della A-63 accentuano la sensazione di isolamento.
Faccio tesoro di ciò che mi circonda e cerco di memorizzare tutto per poi cercare di goderne il più possibile.
Il vento è l'unica voce che sento, ma da lontano scorgo un cerbiattino festante che salta e scappa alla mia vista.
Il verde mi inebria e non sento la fatica.
Sono carica come un mulo...ma il mio zaino è troppo bello!
Sono completamente sovrastata da eucalipti giganti, meravigliosi ed è un piacere annusare il profumo che emanano, soprattutto al mattino, quando il tutto è amplificato dalla bruma.
L'appuntamento è a Salas con il resto delle donzelle, nel frattempo familiarizzo coi vecchietti che passano il tempo nella piazza.
Al bar una spremuta ci disseta e la barista ci regala due banane.
In questi posti c'è un grande rispetto per i pellegrini, la poca gente si ferma a parlare e sono molto carini.
Circa 1.600 m in più! Porca vacca.
Arrivo all'Alto de Porciles e chiedo ad un contadino quanto manca per Bodenaya, mi dice 10 minuti e non cammino più, quasi corro. Non vedo l'ora di farmi una doccia. Vedo il famoso albergue (tanto acclamato dalle guide), entro e...un'hospitalera mi accoglie dicendo: "Esta todo lleno". Vorrei cadere a terra, ho la schiena zuppa, una sete bestiale e non so quanti altri chilometri devo fare per trovare quattro posti per dormire. Mi legge lo sconforto in faccia, mi offre da bere e le dico che è troppo presto per essere tutto pieno. Mi dice che i pellegrini hanno prenotato... Hai capito? Sì, prenotato... Mi faccio coraggio e vado avanti, sento le gambe cedere e il caldo brucia. Fino a quando...La Espina. Trovo albergue e camera singola da quattro a 8€ compresa colazione.
Troppo figo!
Una delle tantissime ricompense del pellegrino è il trovarsi in un alloggio confortevole e quanto più pulito. Ecco, oggi ho trovato la giusta ricompensa. Vado in bagno e mi faccio la tanto attesa doccia. Rinasco.
Sono felici anche le ragazze! (Interno stanza con letto a castello).
Ci mangiamo due mega hamburger, annaffiato da un tinto locale alle 16:30 e poco dopo sprofondo in un sonno vegetativo.
Il pomeriggio termina con una cerveza e un bel sole ancora alto alle 20:30.
La cerveza ha avuto ottimi risultati e tutti festeggiamo. Cosa? L'amicizia!
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